giovedì 19 febbraio 2015

Nati il 17 luglio (ISEE, INPS e compleanni)



E’ una bellissima giornata di febbraio, una giornata di cielo azzurro e sole tiepido. Sono appena stata all’INPS per capire cosa cavolo non andasse nella mia richiesta di ISEE fatta online (due acronimi uno dietro l’altro, ma è la burocrazia che ci porta a questo). Per fortuna il direttore dell’ufficio è stato molto gentile e forse il problema è risolto. Gran voglia di chiacchierare, il direttore. Dopo che gli ho passato la carta d’identità per la registrazione del numero, lui con nonchalance l’ha sbirciata ed è passato dal chiamarmi “signora” al più confidenziale “signora Michela”. Mi ha detto poi che anche sua madre, come me, è nata il 17 luglio. Dunque adesso so che siamo almeno cinque: io, il mio amico Alfredo, un bimbo pugliese (era un bimbo nel 1986, dunque ora dovrebbe avere più o meno trent'anni), un ragazzo che ha vissuto nel mio paese e ora è tra i miei contatti facebook e la mamma del direttore dell’INPS.  Tutti nati il 17 luglio. Visto che gli anni, i giorni e le ore non sono che convenzioni, la coincidenza del giorno di nascita potrebbe non avere alcun significato che vada oltre la formalità di una data di confezionamento per un prodotto a scadenza (oltretutto) incerta.  Ma sono sicura che non è così, e non è solamente questione di influenze astrali. E’ la data stampata sulla nostra etichetta che ci condiziona. Prima di tutto è possibile che il 17 sia uno dei numeri preferiti di noi cinque “omo-nati” o che, quantomeno, nessuno di noi lo consideri un numero sfortunato. Magari se dobbiamo comprare il biglietto di una lotteria scegliamo un numero che finisce per 17 oppure infiliamo il 17 nelle nostre password. E, se non lo facciamo, stiamo comunque scegliendo di non farlo. Di sicuro poi abbiamo letto o ascoltato più oroscopi del cancro della media della popolazione e qualche volta ne possiamo essere stati influenzati. Ma la cosa più emozionante è che molto probabilmente ognuno di noi cinque, anno dopo anno, il giorno 17 luglio ha sempre avuto la consapevolezza di vivere il giorno 17 luglio. Sembra una banalità questa, ma non a me che, se si escludono le feste comandate più in voga, sono sempre incerta sul “quanti ne abbiamo oggi”. Il 17 luglio fa eccezione, sia quando ho voglia di festeggiare il compleanno, sia quando di voglia ne ho meno. E la consapevolezza del 17 contagia (come un raffreddore o come una risata, dipende dalla luna) anche i giorni vicini: mi addormento il 16 pensando al compleanno del giorno dopo e mi sveglio la mattina del 18 ricordando il compleanno appena passato. E’ bello sapere che siamo almeno in cinque a sostenere con pensiero cosciente uno stesso giorno ogni anno, chiamati a fare da guardia al mondo quel giorno lì, come sentinelle che danno il cambio ai nati del 16 ed aspettano i nati del 18 per il cambio di turno.

martedì 10 giugno 2014

San Giovanni

Tra qualche settimana si festeggerà San Giovanni, il patrono di Firenze. E' tipico di santi e madonne ascendere al cielo ovvero essere assunti in cielo. Per questo motivo ho pensato per molto tempo che l'appellativo "decollato" usato per San Giovanni avesse a che fare con la sua salita verso il Paradiso. Ovviamente, con preghiera di tenere allacciate le cinture di sicurezza finchè non si spegne la luce rossa. 

Terra Nuova festival, gechi e pensieri

Ieri sono andata a pranzo a Firenze. In treno, era seduto accanto a me un ragazzo con una lucertola tatuata sul collo, che mi ha ricordato il geco che abbiamo visto sul muro caldo del giardino di Riccardo, l'altra sera quando siamo tornati a casa dopo una giornata al Terra Nuova festival. Un pensiero da nulla, come la maggior parte dei pensieri che ci fluiscono in testa. Che poi chissà se i pensieri sono davvero nella testa. Se avessimo occhi, narici e orecchie sul palmo delle mani, forse ci convinceremmo che i pensieri stanno sulla punta delle dita e che non possiamo farne più di dieci alla volta.

sabato 31 maggio 2014

A scambiar lettere

Faccio un uso abbastanza rudimentale del telefonino: non ho scaricato nessuna app e quando vado su internet non salvo mai le pagine che visito più spesso. Quindi, per navigare scrivo sempre a mano l'url con il tastierino che spunta sullo schermo. Data la vicinanza di alcune lettere e la dimensione dei tasti, mi capita spesso di sbagliare. Qualche settimana fa, per cercare gli orari dei treni, stavo andando sul sito di "tremitalia": forse era un avvertimento pre-elettorale. E l'altra mattina mi sono ritrovata a sorridere appena sveglia, quando, invece di scrivere "ilfattoquotidiano", ho scritto "ilgattoquotidiano", mentre il felino di casa, Frida, faceva le fusa assopita sulla mia pancia. L'errore ricorrente è però "favebook", un social network piuttosto curioso, specialmente se uno è toscano. 

Inerzia e tinture

Sono sempre molte inerte in certe decisioni che riguardano la cura del mio aspetto fisico e del mio abbigliamento. Se vedo in un negozio un paio di scarpe che mi piacciono, sono capace di rimandare l'acquisto a quando di sicuro non avranno più il mio numero. Mi piace smaltarmi le unghie ma di solito penso "lo farò domani". Sono circa 20 anni che mi ripropongo  di iniziare una qualche attività fisica per arginare il decadimento ormai alle porte. Riguardo ai capelli, i fili bianchi stanno aumentando, ma, nonostante i progetti, non vado mai dal parrucchiere per fare un colore, come, a giorni alterni, avrei invece voglia di fare. Parlando con il mio compagno di viaggi di quest'ultima inerzia, lui mi ha detto che sto bene così e che i capelli bianchi mi conferiscono l'aria sicura di chi "sta bene così come è". Quindi chi vede i miei fili bianchi si fa un'idea molto distorta di me. A volte il trucco sta nel non usare nessun trucco. Non ci avevo mai pensato.
 

martedì 15 aprile 2014

Cassettone, ricordi e sassolini

Stamani, prima di prendere un cappuccino al bar, sono andata a buttare la lettiera del gatto. Vicino ai cassonetti c'era quello che mi è sembrato il cassettone della mia camera da letto di quando ero bambina. Con il piano coperto di carta di giornale e senza cassetti, non sono sicurissima che si trattasse proprio di lui, ma la linea caratteristica dei pannelli laterali ha risvegliato in me il ricordo tattile di quando lo spolveravo, facendo scorrere il dito lungo il profilo scanalato di materiale plastico. I miei ricordi si attaccano alle piccole cose, agli oggetti e alle persone di sempre. Sono i particolari banali a fare da struttura portante a quello che mi porto dietro dal passato. Alle scuole medie la professoressa di educazione artistica mi insegnò a dare forza ai disegni aggiungendo un tratto deciso alle sagome, così che un albero piatto prendeva personalità se si accentuava il tronco con una pennellata più evidente. Il profilo del cassettone, l'odore di sapone di mio babbo la mattina, il calore del muro esterno di casa quando mi avvicinavo d'estate per suonare il campanello, i passi di mia mamma lungo il corridoio, il rumore di due mattonelle mosse nel pavimento davanti allo specchio di camera, le gocce di condenza sulla finestra del bagno, le voci dal piano di sotto che salivano attraverso la canna fumaria, le fette biscottate nel latte mangiate davanti alla finestra. Queste sono le pennellate che tengono vivi i miei ricordi. Mi viene da pensare che forse non è il caso di lanciarsi in imprese memorabili, se quello che ci portiamo dietro dalla strada sono i sassolini che inavvertitamente si attaccano alla suola delle scarpe.  

giovedì 3 aprile 2014

Contraddizioni e gatti molto neri

Stasera sono uscita con Cinzia; siamo andate a cena a Gravanella, sulla Setteponti. Tornando a casa, da sola in auto, prima del ponte sulla curva a Malva, un gatto molto nero mi ha attraversato la strada. Mi sono fermata. Sono rimasta un po' in attesa di macchine che da una direzione o dall'altra rompessero il muro impalpabile che mi trovavo davanti e mi sono resa conto che la setteponti di giovedì sera alle 11 e mezzo è veramente poco trafficata. Allora ho valutato se un gesto scamantico di qualche tipo potesse darmi la forza di ripartire, ma non me ne è venuto in mente nessuno (in realtà ne ho una collezione, ma non vanno bene sempre). Così ho fatto inversione di marcia e sono passata da una via alternativa: sono scesa verso Persignano, sono arrivata al Borro delle Cave,  da lì sono risalita verso la Penna e poi verso Loro. Ho percorso diversi chilometri in più per arrivare a casa, ma mi sono goduta una via che da tanto non percorrevo e soprattutto mi sono sentita libera di essere superstiziosa. Di solito bisogna mascherare certi comportamenti che vengono giudicati eccentrici o sconvenienti, specialmente se si bazzicano per lavoro le materie scientifiche e di conseguenza si è vinto il bollino della razionalità. Tocca far finta di nulla e inventarsi antidoti che non danno nell'occhio se qualcuno mette il pane a pancia in giù o il cappello sul letto, se si versa l'olio o se cade il sale.  Stasera non è andata così. Evviva le contraddizioni, sono loro che ci tengono in vita.